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Ruggero Maggi

Poesia Concreta, Olografia, Teoria del Caos,

Laser Art, Frattali, Copy Art, Libri d'Artista, Mail Art

Homo Novus di Giosuè Allegrini, critico, curatore, collezionista d'arte

Ruggero Maggi… un nome che evoca profonde suggestioni nel mondo dell’arte contemporanea in generale, e verbo-visuale in particolare, nonché foriero di rinnovati apporti utili alla crescita della stessa. Una creatività esclusiva e particolare, raffinata e originale, è quella del Maestro che parte dai primi anni Settanta del secolo scorso, allorquando Egli iniziò a cimentarsi con i due codici espressivi di comunicazione umana: la parola e l’immagine; o meglio la parola che si struttura in immagine.

Fu proprio in quel periodo che un giovane Maggi, fresco di studi e d’impegno artistico, venne in contatto con un sancta sanctorum dell’arte del Novecento: il grande Carlo Belloli, l’ultimo esponente dei Futuristi; colui che fu il vero legante concettuale tra il Futurismo stesso e la Poesia Concreta. Per meglio dire, colui il quale anticipò e aprì la strada, di fatto, alla Poesia Concreta: prima ancora di Eugen Gomringer e Konstellationen, prima ancora di Öyvind Fahlström e il "Manifesto of Concrete Poetry" prima ancora dei fratelli Augusto e Haroldo De Campos e di Decio Pignatari, ossia il Gruppo Noigandres. Bene, questo grande futurista, intellettuale, poeta e artista, vedendo i lavori di Ruggero Maggi, esposti in una galleria a Milano nel 1973, ebbe modo di dire: “forse Lei non lo sa, ma questa è Poesia Concreta… e di grande livello!”.

La Poesia Concreta, per i non addetti ai lavori, è una poesia che non riproduce il senso semantico e il senso estetico dei suoi elementi, ad esempio le parole, con la consueta formazione di contesti ordinati linearmente e grammaticalmente, ma gioca su nessi visivi e nessi di superficie. Esattamente come faceva ieri Ruggero Maggi e continua a fare oggi, seppur con rinnovati strumenti e ulteriori finalità espressive. Non la giustapposizione delle parole nella mente, dunque, ma il loro intreccio nella percezione... Tornando al giovane Maggi, ritengo che un artista ancora in erba, non potesse ambire ad un riconoscimento più grande ed esclusivo di quanto espresso da Carlo Belloli a proposito del suo lavoro.

Naturalmente molto tempo è trascorso da allora e la ricerca poetica e artistica di Ruggero Maggi si è sviluppata attraverso un florilegio sperimentale che ha coinvolto da un lato ogni possibilità tecnologica (il laser, l'olografia, il neon, frattali) abbinata a sostanze e materie primarie ed elementari del nostro pianeta (come sabbia, rocce, canapa, terra). Il suo linguaggio espressivo è così giunto a declinare elementi di alta tecnologia con materiali primigeni, la sofisticazione con il primitivismo. Peraltro è storia consolidata che il primo a utilizzare il Laser e l’Olografia in arte, in Italia, fu proprio Ruggero Maggi; lo stesso dicasi per l’utilizzo della Teoria del Caos e i Frattali, la Copy Art e la Mail Art, di cui è stato fra i pionieri.

Un Homo Novus rinascimentale, a tutti gli effetti, in cui convivono l’adesso e l’anticamente, l’adesso e il futuribile; in cui coesiste l’elemento razionale della creatività e l’elemento simbolico-emozionale; in cui convive il post-aristotelismo (come bagaglio tecnico di base) e il neoplatonismo (come intento ideale) con il fine ultimo di giungere ad uno stato di bellezza che in realtà non è valenza estetica, bensì bellezza etica; la bellezza che deriva dalla scoperta del vero, dalla scoperta della verità delle cose e degli accadimenti. La parola e l’immagine non vengono usate da Maggi come mero veicolo internazionale di significati, ma come elemento materiale evocativo di significazione, di modo che significato e significante si condizionano e si esprimono reciprocamente attraverso la logica tecnologica e la materia primordiale.

Il vero che si sostituisce al bello, dunque, e che pone sotto la lente d’ingrandimento l’equazione universale Arte - Scienza - Comunicazione - Umanesimo, volta ad una soluzione univoca: la consapevolezza dell’Io sociale dell’essere umano, quell’ego razionale, emozionale e soprattutto solidale, verso di sé e i propri simili.

Un artista grandemente legato allo spazio interattivo, quello della mail art, di fluxus, del situazionismo, che viene mediato da un approccio creativo legato all’aspetto etico del linguaggio, e d’azione, che si rivolge all'immagine dell’Uomo e alla misura della sua umanità. Che Egli si avvalga di luci laser, di neon, ologrammi, caos, frattali, entropia, copy art, mail art, performance in bilico fra la somma tecnologia e la condizione primigenia di autenticità dell’essere umano, il suo lavoro e la sua ricerca è sempre di natura comunicativa, etica, in una parola: Vera. L'etica di Maggi è infatti l'etica di un'azione umana che si confronta con se stessa e con l’universo che la circonda. In un certo senso l’Artista si pone “oltre la parola”, alla ricerca di un “linguaggio” etico postmoderno; un linguaggio che nel presente della quotidianità si dà come montaggio e articolazione di segmenti iconici e verbali in cui la parola e l’occhio si fondono congiuntamente fra loro, producendo rinnovati effetti semantici di conoscenza, che consentano, a loro volta, di decifrare il troppo spesso ostico e ingrato manoscritto del mondo.

Artista stimato dai grandi maestri contemporanei, a partire da Joseph Beuys, Shozo Shimamoto, Guglielmo Achille Cavellini, Bruno Munari (ma potremmo fare molti altri nomi…) con i quali coniugò amicizia e proficua collaborazione artistica. Ma una cosa ancora va detta, a tal proposito, un pensiero va ancora speso… ossia l’amicizia profonda che legava Ruggero Maggi con quello che è stato uno dei più grandi (se non il più grande) critico d’arte del secondo Novecento: Pierre Restany. Quel Restany che fu padre del "Nouveau Realisme", padre della "Mec Art" e di molto altro, che amava incontrare Maggi ogni qual volta giungeva a Milano e a cui l’artista dedicò, in una delle sue varie partecipazioni alla Biennale Internazionale di Arti Visive di Venezia, la famosa “Camera 312 - promemoria per Pierre”. Di Ruggero Maggi Restany apprezzava il costante spirito di ricerca, la raffinata vena creativa e le fondamentali basi etiche e umanistiche.

Da Hiroshima all'Amazzonia, l'artista ha spesso affrontato situazioni e temi legati al destino profondo dell'Uomo, al suo ruolo e alla sua funzione sul pianeta, soppiantando i canoni tradizionali dell'Arte, specie di carattere mimetico e decorativo. Una storia lunga, abbiamo già detto, e parimenti intrigante, di grande respiro internazionale quella di Ruggero Maggi. Artista che dal 1973 ha iniziato a occuparsi di poesia visiva, dal 1975 di copy art, libri d'artista e mail art, dal 1976 di laser art, dal 1979 di olografia e dal 1985 di arte caotica. Un artista che ha partecipato alla 49° Edizione della Biennale d'Arte di Venezia nel progetto "Bunker poetico", e poi ancora alla 52° e 54° Biennale di Venezia e alla 16° Biennale d’Arte Contemporanea di San Paolo nel 1980, e molto altro ancora.

Maggi è anche un grande Mail Artista, fra i più significativi a livello mondiale, che ha partecipato, nel corso dei decenni, a tutti i più importanti progetti internazionali di Mail Art giungendo a realizzare nel 2017, a Palazzo Zenobio, la 1° Biennale di Mail Art a Venezia, in occasione della Biennale di Arti Visive. E ancora, un altrettanto sublime ideatore e creatore di “Libri d’Artista”, di cui va ricordata a titolo esemplificativo, nel 2017, all'interno di Officina Open presso la Galleria di Arti Visive dell’Università del Melo, la mostra personale “Non solo libri” a cura di Emma Zanella. E ancora, un altrettanto valente critico d’arte e curatore di importanti rassegne espositive, a partire da PADIGLIONE TIBET, di cui è stato ideatore e curatore in occasione delle ultime cinque edizioni (2011-2013-2015-2017-2019) della Biennale Internazionale di Arti Visive di Venezia. Nel 2014 Padiglione Tibet ha partecipato anche alla Bienal del Fin del Mundo in Argentina. Dunque questo figlio di Mallarmé, cugino stretto di Ray Johnson, amico intimo di Pierre Restany appartiene a quel prezioso filone Dada-Futurista, spartiacque fra la l’Arte Astratta Geometrica e l’Arte Astratta Non Geometrica, che tanta soddisfazione ha concesso al mondo dell’arte nel corso del ‘900.

Esattamente come per la Mail Art, che abbiamo poc’anzi citato. Una forma d’arte molto vicina allo spirito di Ruggero Maggi e che nacque in un tempo in cui esistevano e proliferavano i blocchi contrapposti di potenze Est/Ovest o per meglio dire NATO/URSS; in cui l’America Latina era governata dai regimi dei colonnelli (di cui Maggi ha esperienza diretta, avendo vissuto molti anni in America Latina e in particolare in Perù); l’Africa post colonialista era vista ancora come terra di conquista da parte di faccendieri, mercanti d’arme, dittatori di varia estrazione; l’Estremo Oriente veniva scosso da sanguinosi conflitti e la Cina era sostanzialmente cinta a livello geografico, e ancor più ideologico, dalla Grande Muraglia. In tali contesti la via dissacratoria e non convenzionale della Mail Art aveva avuto a disposizione, come facilmente intuibile, un terreno oltremodo fertile. Così gli artisti iniziarono a costruire una rete di contatti postali sparsi per il globo, utilizzando come impulso creativo quell’unicum fatto di materia e gesto, a sua volta contaminato dal contatto fisico con il viaggio.

Un legame che portava materiali insignificanti, come carte da pacchi, spaghi, nastro adesivo, piuttosto che cartoline retouché a main, fotocopie, xerocopie - su cui intervenire una volta giunte a destinazione per poi rispedirle al mittente - ad assurgere a dignità di opera d’arte. Il tutto naturalmente violato da francobolli, visti “par avion”, timbri di controllo della Censura di Stato e quant’altro apposto nel corso del viaggio. La busta, il pacco, la cartolina assursero così a rango di opera d’arte con un triplice scopo: creare una connettività a livello globale, prendersi beffa delle censure e delle cesure degli “ismi” mondiali, abbattere la barriera autore/fruitore in quanto il destinatario veniva stimolato a rispondere in maniera creativa. Così l’arte con la A maiuscola anticipa e stimola il progresso; è così che la Mail Art ha anticipato Internet, la rete delle reti, e i moderni Network. Così, del resto, lavorano tutti i grandi Artisti. Ossia precorrono i tempi, sempre e comunque.

Onore al merito a Ruggero Maggi, dunque, Homo Novus e vero grande Artista.

 

Pavia, lì 12 novembre 2021

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